La festività del Natale nella tradizione e nella cultura di Scicli racchiude in sè riti ed usanze di vita popolare che nel tempo via via si sono tramandate: la tradizione del presepe all’interno delle Chiese e delle famiglie, il presepe vivente all’interno delle cave, la tradizionale “nuvena ri natali”, la festa di Gesù Bambino “ro cicidda r’oru”, i pastizzi, i dolci, le luminarie, i fuochi d’artificio, l’albero di Natale, il gioco della tombola o delle carte all’interno della famiglia riunita, lo scambio di regali, l’aperitivo e l’ascolto della musica in compagnia degli amici all’interno dei vari locali del centro storico, la visita alle esposizioni ed alle mostre d’arte organizzate all’interno di palazzi e di circoli, il passeggio tra i vicoli ed i monumenti barocchi.
Un’atmosfera magica incentrata e vissuta, per la maggior parte delle famiglie di Scicli, sul sentimento ed il valore religioso dell’Avvento come preparazione alla solennità del Natale ma anche come sentimento di carità cristiana e di unità familiare intesa questa come espressione di armonia ed esercizio della condivisione del benessere affettivo e sociale.
A nuvena ri Natali
Tra le iniziative più antiche e tradizionali delle festività natalizie il suono della pastorale, “a ninnaredda” del maestro Federico Borrometi, e diverse altre musiche natalizie, la cosiddetta “a nuvena ri natali ”, rappresenta il più originale e caratteristico evento che prepara la città al Natale.
Anticamente erano musicisti improvvisati che giravano per le vie della città e davanti a quegli usci, contrassegnati da un segno tracciato con il carbone, si fermavano per suonare, muniti di violino e contrabbasso, le musiche del natale. Il passaggio era l’occasione per i bambini del quartiere di fare festa e baldoria.
Oggi sono i musicisti della locale banda musicale che a gruppi si organizzano per suonare, nei nove giorni che precedono il Natale, davanti a quelle abitazioni che ne sono consenzienti, su semplice liberalità, la suonata della “Nuvena ri Natali”.
Un rito che inizia all’imbrunire e che per alcune ore della sera riesce a creare tra i vicoli ed i palazzi barocchi quell’atmosfera surreale che solo la semplicità dei gesti e l’autenticità dei sentimenti riescono a mantenere e rinnovare.
Cicidda r’oru
La processione di Natale, che porta per le vie cittadine l’arca delle reliquie di San Bartolomeo su cui è posta la statua lignea del ‘700 di Gesù Bambino “ro cicidda r’oru”, probabilmente attribuita allo scultore napolitano Pietro Padula, si snoda, nel pomeriggio di Natale, dalla Chiesa di San Bartolomeo lungo le vie della città accompagnata dai componenti l’Arciconfraternita di San Bartolomeo, dai devoti, soprattutto uomini, e dalla banda musicale che suona la “ninnaredda”.
Anticamente la festa del Natale prevedeva soltanto celebrazioni presso l’altare del presepe. Dal 1803 tale festa viene arricchita dal rito della vestizione. Il rito prevedeva il lavaggio dei piedi e la vestizione, da Bambino Gesù, con tunica rossa e corona di fiori in testa, di un fanciullo povero. Così vestito il bambino, a cui veniva consegnata anche una piccola croce di legno, girava all’interno delle vie del quartiere (Castellana, San Giuseppe, Fontana, Gesu, Maestranza) sotto un baldacchino sorretto, nelle quattro aste, dai confrati dell’Arciconfraternita di San Bartolomeo, per ricevere doni e sussidi da parte dei fedeli.
Ma la festa con la processione esterna per le vie della città, così come ritualmente viene celebrata oggigiorno, risale al 1818. Dal 1875, sull’arca delle reliquie di San Bartolomeo (urna santa), viene collocata la statua lignea di Gesù Bambino (cicidda r’oru).