Elio Vittorini
Questa sorge all’incrocio di tre valloni, con case da ogni parte su per i dirupi, una grande piazza in basso a cavallo del letto di una fiumara, e antichi fabbricati ecclesiastici che coronano in più punti, come acropoli barocche, il semicerchio delle altitudini.
Scicli è la più bella città che abbiamo mai vista “Forse è la più bella città del mondo. E la gente è contenta nelle città che sono belle”.
(da “Le città del mondo” editore Einaudi)
Pier Paolo Pasolini
Da questa valletta si diramano, tutte dalla stessa parte, altre tre piccole valli, dalle pareti quasi a picco, bianche di pietra: da lontano non si nota nulla; ma salendo per sentieri che sono letticciuli di torrenti, sopra le ultime casupole di pietre della cittadina, si sale una specie di montagna del purgatorio (Chiafura ndr), coi gironi uno sull’altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene, dove la gente ha messo un letto, delle immagini sacre o dei cartelloni di film alle pareti di sassi, e lì vive, ammassata, qualche volta col mulo.
In cima alla valle centrale, Chiafura, c’è un castellaccio diroccato, e una vecchia chiesa, giallo – rosa, barocca, gesuita, distrutta da un terremoto e piena d’erba. Da lassù in alto potei vedere tutta Scicli. Come un vecchio giocattolo, sul calcare, la città di uno scolorito ex voto.
Nella piazza affollata di uomini neri, solo uomini, stavano facendo un pazzesco girotondo alcune giardinette della DC, urlando slogan in polemica dagli altoparlanti.
Poco più a sinistra, imbucandosi tra i vecchi vicoli, sotto i vecchi palazzotti di Don Rodrighi sanguinari e assenti, passava, facendo altrettanto strepito, una processione, con una statua portata sulle spalle da un mucchio di omini, e dietro, al trotto, una piccola folla, al suono d’una banda.
Visto così, da lontano, e dall’alto, Scicli era quello che si dice la Sicilia.
(da “Vie Nuove” del 30 maggio 1959)
Gesualdo Bufalino
Nato nell’estrema propaggine della Sicilia (da un’altura, nei giorni chiari, chi ha vista acuta può scorgere Malta; e, se soffia un certo scirocco, piombano sulle soglie a morire le locuste del Faraone); in un paese, Scicli, di palazzi biondi e grotte grigie, usate fino a ieri per bivacchi e case di poveri….
(da “Il Giornale di Scicli” del 29 giugno 1984)
Aldo Gerbino
Quello che colpisce non è tanto la presenza di un barocco certamente meno conosciuto di quello di Noto, Modica o Ragusa Ibla, quanto la scenografica commistione degli elementi naturali con quelli architettonici, tanto che il gioco urbano che ne deriva contribuisce a determinare una suggestiva, variegata e simbolizzante polimorfia di costrutti pervasi da una poetica, manieristica e accattivante bellezza.
(da “Cronache Parlamentari Siciliane” n. 1 del gennaio 1988)
Ignazio Gardella
Conosco bene la Sicilia, ma non ero mai stato a Scicli, anche se ho visto che Scicli è riportata da Vittorini. Effettivamente immaginavo che fosse una bella città per come l’aveva detto, ma la mia emozione è stata superiore alle aspettative.
(da un’intervista al “Giornale di Scicli” n. 13 del giugno 1982)
Lionello Fiume
Adagiata in una conca, tende braccia di case e di chiese sulle colline rocciose che la conca limitano da un lato: chiese le quali, talvolta disabitate, non sono più che superstiti facciate incrostate nel sasso, e quando cala il crepuscolo, a guardare di lontano, si ha l’impressione di un fondale di presepio.
(da “Scicli e la Madonna a Cavallo” pubblicato su Sancta Maria Militum di Giovanni Rossino marzo 1963)
Fabio Granata
“E’ la vista più bella del Val di Noto”
espressione ammirata con cui l’Assessore Regionale ai beni culturali, affacciandosi dalla loggia con bifora dell’ex Convento della Croce, ha avuto per la vista dall’alto della cava di S. Bartolomeo.
(in occasione della visita al Convento della Croce in data 28 aprile 2004)
Italo A. Chiusano
Finalmente ci siamo. Ho visto e rivisto Scicli. Grande azzardo, farmela conoscere dopo Noto, Ragusa, Modica. Ma i miei amici sono coraggiosi. E poi mi hanno detto subito che come valore d’arte Scicli, non poteva competere con quei massimi. Eppure la cittadinanza mi seduce con grazia, come a suo tempo fece, pian piano Lucca, dopo gli sfolgorii clamorosi di Firenze, di Siena, di Pisa. Accarezzo con gli occhi quei palazzi settecenteschi che fanno pensare a una vita di provincia indicibilmente dignitosa. D’accordo paiono dire quegli edifici, non siamo a Palermo né a Catania. Ma abbiamo il nostro decoro, viviamo una volta sola e ci teniamo che si veda. E infatti. Portali nobilissimi, incorniciature di finestre estrose o di severa sobrietà, busti e mascheroni anche tendenti al grottesco, e perciò difficili da dimenticare, proporzioni non scolastiche ma di bell’equilibrio. Invenzioni. Invenzioni di sordina, da cogliere solo se stai attento e ci metti un po’ d’amore. Ma se le cogli, le gusti.
(da “Profondo Sud” n. 2 novembre-dicembre 1984)
Paolo Portoghesi
Scicli non la conoscevo ed è stata veramente una rilevazione perché ci sono in questa zona della Sicilia paesi, centri in cui ci sono forse architetture di maggior prestigio, diciamo, dal punto di vista qualitativo, ma nessun paese ha come Scicli una struttura urbanistica così affascinante in colloquio con la natura. Questo rapporto con la natura è più riuscito che in qualunque altro centro della zona e direi rappresenta un unicum in campo mondiale di questa architettura che nasce a colloquio con la natura, un rapporto diretto senza però rinunciare alle sue caratteristiche, alle sue qualità urbane.
(da un’intervista al “Giornale di Scicli” n. 13 del giugno 1982)
Luciano Ricceri (dal 1965 scenografo di tutti i film di Ettore Scola)
E’ un fatto eccezionale che una città come Scicli ospiti contemporaneamente tre set cinematografici “C’era una volta in Sicilia”, “Malena” e “Il Commissario Montalbano”. Vuol dire che questa città ha molto da offrire da un punto di vista urbanistico e scenografico. Al Cinema, e non solo.
(da un’intervista di Giuseppe Savà al “Giornale di Scicli” n. 18 del 19 settembre 1999)
Stefania Pilato e Francesco Micalizzi
Vigata è il nome di fantasia ideato da Camilleri ma Scicli, dove è ambientato lo sceneggiato, è una realtà di rara bellezza tra mare, campagne e monumenti barocchi, sulle tracce del più amato dei commissari.
(da “Cavallo Magazine” n. 222 del maggio 2005)
Marco Goldin –
Critico e curatore d’arte, saggista e docente
Scicli è … “una folgorazione d’assoluto, la luce infinita sul mare, la campagna serrata tra i muri a secco, le gazze filanti nel loro bianco e nel loro nero, sfiorate nel volo d’azzurro che non si dimentica. Che si deposita sulla natura nella sua interezza di mondo intoccabile e intoccato e diventa poi un notturno scompaginarsi di stelle accese come lumini votivi.”
(www.ilgruppodiscicli.it – “Il sole e il tempo” di Marco Goldin)