Monumento tra i più imponenti della città per le dimensioni, per la sua collocazione nella parte alta della omonima Cava, tra la campagna e l’abitato, per la ricchezza delle opere d’arte in essa custodite, per la fervente devozione popolare per l’Addolorata, il Cristo Risorto e l’Immacolata Concezione, le cui feste, iscritte nel registro dei beni immateriali, rappresentano momenti originali di folclore.
La sua imponente facciata, opera dell’architetto palermitano Giuseppe Fama, è in stile neoclassico, e si presenta nel contesto urbanistico del quartiere come una quinta scenica che non lascia alcuna visuale al resto del monumento ed alle numerose abitazioni, vie e scalinate che vi stanno dietro.
Il resto delle costruzioni civili, grotte, più o meno grandi, vie e scalinate che sono visibili al visitatore sono quelli che si muovono lungo i fianchi delle colline del Rosario e di San Matteo che affiancano la Cava.
Storicamente le vicende costruttive, che nel tempo si sono succedute e che portano all’attuale fisionomia della Chiesa, sono legate all’uso di professionalità e di maestranze diverse da quelle operanti nel settecento nel ragusano. Molte delle risorse finanziarie destinate alla sua costruzione derivavano dalle rendite del benefattore Pietro Di Lorenzo Busacca la cui Opera Pia aveva la sede amministrativa a Palermo. La parte originaria della Chiesa, che qualche storico locale fa risalire al XIV secolo, viene ristrutturata nel 1600, 1700 e nel 1800.
Con il terremoto del 1693 crolla sia il cappellone centrale che parte della Chiesa.
L’interno dell’attuale Chiesa è a tre navate. La navata centrale è a forma di rettangolo, mentre le due laterali, poste in asse rispetto all’aula centrale, sono formate da sei cappelle di cui tre per navata sormontate ciascuna da una cupola. Il transetto centrale è arricchito di decorazioni in stucco di particolare pregio curati dai palermitani Emanuele e Domenico Ruiz, con le dorature di Ignazio Bevilacqua.
Tra le opere d’arte sono da ammirare il quadro della Natività di Maria, sistemato nella parete di fondo dell’abside, opera di anonimo, la tela dell’Immacolata, dipinto del settecento attribuito a Vito D’Anna, Martirio di Sant’Adriano posto nella parete di fondo della navata destra, attribuito ad Antonio Barbalonga Alberti (sec. XVII), La Madonna della Neve, Anonimo, del 1496, la scultura lignea dell’Addolorata, di datazione incerta, altorilievo rinascimentale rappresentante la Madonna con Bambino tra i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, le tele di Ester ed Assuero e quella di Giuditta e Oloferne entrambe di Tommaso Pollace (1802), la scultura lignea, rivestita con lamelle di argento, dell’Immacolata Concezione (1844), la statua lignea del Cristo Risorto (Gioia) della fine del Settecento, la Croce reliquaria di San Guglielmo, le cinque tele poste nella volta del pittore di Chiaramonte Gaetano Di Stefano (1858), l’urna reliquario in argento opera di cesellatori palermitani.