Lungo la scalinata che dalla città bassa porta al colle di San Matteo, in un pianoro del quartiere Pignatello, poi denominato San Vito, a fianco dell’antica strada regia, si trova la Chiesa di San Vito.
La sua costruzione, secondo lo storico locale Mario Pluchinotta, si fa risalire al 1508.
Dal punto di vista urbanistico il monumento si trova collocato sul colle di S. Matteo in una posizione mediana, più decentrata rispetto alla città vecchia e alle sue fortificazioni ma ancora distante da quella nuova, più ricca di sorgenti di acqua e di terreni fertili.
Durante il terremoto del 1693 il monumento rimase illeso e, rispetto al cumolo di macerie che caratterizzava l’intero territorio, rappresentò uno dei pochi baluardi ed appigli per continuare a sopravvivere.
Come luogo di culto la chiesa fu operativa per più di trecento anni e cioè fino a quando, intorno al XIX secolo, per il trasferimento della popolazione e dei servizi pubblici e religiosi verso la parte bassa, cessò definitivamente la sua funzione di luogo di culto e, intorno al 1930, fu destinata dall’amministrazione pubblica a canile comunale.
Intorno al 2000 il luogo fu nuovamente riabilitato attraverso un intervento di restauro da parte della Sopraintendenza e attualmente la Chiesa viene utilizzata dall’Associazione Esplorambiente di Scicli come museo storico-naturalistico degli Iblei.
Dal punto di vista architettonico la chiesa rispecchia la tipica architettura sciclitana del XVI secolo con una facciata caratterizzata da due paraste di ordine tuscanico completata da un cornicione mistilineo. Sopra il portale si trova una semplice finestra di forma circolare.
Il portone d’ingresso risulta notevolmente deteriorato nella decorazione architettonica che anticamente lo arricchiva e lo stemma e il mascherone, inclusi nella pietra di volta, che lo sovrasta no , risultano quasi illeggibili.
All’interno della Chiesa esisteva uno sfarzoso altare dedicato a San Carlo, che veniva visitato per la sua ricchezza di marmi e per le sue sculture.